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Ipnosi e mistica

ALLA RICERCA DI NUOVI SCIAMANI

“Voglio rivelarvi un segreto: nel nostro intimo tutti sentiamo questo vuoto. L’unica differenza fra noi e i mistici è che essi sapevano come affrontare ciò da cui noi tentiamo in ogni modo di fuggire. È questa la ragione per la quale il misticismo è stato rifiutato dalla nostra cultura: perché più sentiamo dentro di noi questo vuoto, più abbiamo bisogno di colmarlo.” (Nei luoghi oscuri della saggezza – Peter Kingsley)

Che cos’è la mistica?

Della mistica viene data una definizione diversa a seconda della religione a cui ci si riferisce.

Per il cristianesimo essa rappresenta l’esperienza diretta e passiva della presenza di Dio.

Una manifestazione che passa attraverso un’alchimia del corpo: si parla del profumo nei santi; di un corpo illuminato che lascia traccia di sé sopra un lenzuolo, come la luce si imprime sulla pellicola fotografica.

Si tratta di manifestazioni di una grazia ricevuta e non effetto di tecniche realizzative. Esattamente come la fede: se non ce l’hai, non puoi fare nulla per ottenerla.

In altre culture la mistica è un’esperienza di tipo emotivo che si vive attraverso la manifestazione artistica (poesia, musica, ecc.) e potrebbe essere raffigurata con l’immagine di Atena, dea della ragione e delle arti, che nasce come gravidanza cerebrale dalla testa di Zeus.

Ma l’origine della mistica si trova nello sciamanesimo, che rappresenta l’esperienza religiosa dell’uomo preistorico.

Non potremo mai sapere come fossero i voli sciamanici in origine ma le testimonianze ritrovate ci danno indicazione di quali fossero gli elementi tenuti in considerazione dagli sciamani i quali, oltre ad essere riferimenti culturali, svolgevano anche il ruolo di guaritori.

Gli sciamani imparavano osservando gli animali. La loro conoscenza infatti è ricca di riferimenti al mondo animale, dal quale l’uomo ha sempre appreso molto, a partire dalla conoscenza e dalla sperimentazione di erbe aventi caratteristiche sia curative che stupefacenti.

L’apprendistato dello sciamano, in alcune tribù tuttora esistenti nel nord america, consiste in un percorso ascetico e pieno di sofferenze che prevede, oltre allo studio di tutte le erbe medicinali e allucinogene, anche un periodo vissuto in solitudine all’interno di una foresta, durante il quale gli è vietato mangiare e dormire.

Gli viene però richiesto di sognare, preferibilmente da sveglio, affinché possa dare prova ed esaltazione delle proprie facoltà mistiche.

All’inizio farà uso di piante enteogene per stimolare la presenza degli dei dentro di sé, a scopo propedeutico, per produrre quegli stati espansi di coscienza che successivamente dovrà essere capace di creare spontaneamente.

Lo sciamano che continuerà a farne uso, sarà considerato incapace.

Dunque, sia gli animali che gli uomini istintivamente cercano di curarsi, e questo è comprensibile.

Ma perché desiderano drogarsi?

Perché le mucche cercano prati inebrianti sui quali pascolare?

Forse, per quanto riguarda l’essere umano, il desiderio di raggiungere uno stato espanso di coscienza ha a che fare con la necessità che sempre ha espresso di andare oltre i confini del conosciuto, il suo bisogno di trascendenza, di estasi, di evasione, la sua ricerca di significato, di comprensione e spiegazione.

L’uomo ha bisogno di sperare, di vedere un futuro, di spingersi oltre se stesso.

Lo fa con telescopi, microscopi e tecnologie in continuo sviluppo, ma anche attraverso stati mentali che gli permettano di viaggiare in altri mondi e di trascendere la realtà immediatamente circostante.

L’uomo è naturalmente portato alla mistica, e lo è principalmente per il piacere della vita, non necessariamente per scappare dall’angoscia della morte.

Lo scopo della mistica è salvare la presenza della coscienza, che è l’elemento fondamentale dell’esperienza.

Non solo, oltre a salvarla la si vuole intensificare, poiché la coscienza è infinitamente larga e senza limiti e ad essa devono essere affidate tutte le facoltà sensoriali.

Lo stato da raggiungere è l’enstasi, che significa sprofondare in se stessi.

Ogni religione quindi ha una sua mistica.

Conoscere i linguaggi degli altri serve a conoscere le loro religioni e scoprire che si condividono alcune, a volte tante, cose.

La pluralità delle religioni serve ad esprimere una pluralità di credenze e possibilità.

Escluso il cristianesimo che, come ho detto, vive la mistica in forma passiva, come una grazia ricevuta e non come risultato di un percorso, nelle altre forme religiose il raggiungimento dell’enstasi richiede il guardarsi dentro.

Ad esempio, le donne sciamane portano i capelli sul volto, come un velo, per impedirsi di vedere fuori e costringersi a guardare dentro.

Secondo l’induismo, in qualunque essere vivente è presente un corpo di luce interiore e, per vederlo, occorre guardare dentro.

Raggiungere confidenza con il proprio mondo interiore rimane però un percorso individuale e originale per ognuno.

Il mistico non compie mai lo stesso percorso di un altro, perché ognuno è diverso dagli altri ed ha il suo modo personale di raggiungere e vivere l’espansione della propria coscienza.

Se per mistica si intende questo e se si conferma che la trance ipnotica sia strumento di conoscenza di sé, allora posso affermare che l’ipnosi sia una tra le vie che possono portare a vivere l’esperienza mistica.

Perché pratichiamo l’autoipnosi?

  • per migliorare il nostro stato fisico
  • per metterci in contatto con la nostra conoscenza interiore
  • per aumentare la nostra conoscenza
  • per entrare in sintonia con l’altro (quando la pratichiamo con qualcuno)
  • e, per usare le parole che spesso pronunciamo durante le induzioni, per stimolare l’intuizione, vedere l’illuminazione.

Rileggere la biografia di Milton Erickson riportata in prefazione a Guarire con l’ipnosi (Erickson – Rossi), è stato come vivere la citazione di Eliot: “La conclusione di tutte le nostre ricerche, sarà di arrivare dove eravamo partiti e di conoscerlo per la prima volta”.

All’inizio del mio percorso cercavo il terapeuta per capire cosa fosse l’ipnosi e come quell’uomo facesse ad applicarla in un modo tanto straordinario.

Ora vedo l’uomo.

Penso al tempo che fu costretto a trascorrere in solitudine, giovane ragazzo paralizzato, riuscito a ritrovare il movimento e la forza fisica esclusivamente grazie alla sua tenacia, alla determinazione, all’avere saputo “guardarsi dentro” ed averci trovato qualcosa di interessante.

Il suo “vuoto” servì a contenere la scoperta delle proprie strategie mentali che gli furono utili per la riabilitazione corporea e che fecero di lui una persona brillante nelle relazioni personali, abile comunicatore, uomo affascinante e, soprattutto, indipendente.

La sua indipendenza fu sempre espressa anche in ambito professionale, attraverso la mancata adesione alle varie correnti mediche che pretendevano un uso dell’ipnosi esclusivo e cercavano di mettere a punto una tecnica che potesse essere efficacemente ed universalmente applicata.

Erickson sapeva che ciò che i medici chiamavano ipnosi, lui l’aveva già conosciuta e sperimentata in quei momenti trascorsi a guardarsi dentro, a cercare di capire come poter usare al meglio le proprie capacità.

Vorrei ricordare che anche la scoperta del principio ideomotorio avvenne in un momento di solitudine. Era stato dimenticato sulla sedia adattata ai bisogni fisiologici. I genitori erano usciti di casa e lui ad un certo punto desiderò avvicinarsi alla finestra. Un desiderio così intenso che, nonostante il corpo fosse paralizzato, provocò l’inizio di un movimento.

E se la funzione del corpo nella mistica è quella di riportare alla realtà, Erickson ce lo dimostra.

Ma dopo aver trascorso gran parte della sua vita ad occuparsi del proprio corpo, la biografia si conclude così:

L’estate scorsa, mentre ero in giardino, mi chiesi quali esperienze di carattere estremo mi sarebbe piaciuto avere.

Mi sforzavo di immaginarle, quando notai che non ero in alcun luogo. Ero un oggetto nello spazio. Ero semplicemente un oggetto nello spazio, non riuscivo più a vedere i contorni delle case, né la sedia su cui ero seduto, che in realtà non sentivo neppure sotto di me.

Era quanto di più estremo potessi fare!

Non si può andare oltre!

Fu la piena risposta del mio inconscio alla domanda,

Che cosa potrebbe succedere di più estremo?

Ero solo un oggetto e intorno a me non c’era che il vuoto. Niente case, terra, stelle, sole.

Era un’esperienza delle più piacevoli, un profondo senso di benessere.

Sapevo di fare qualcosa di estremo e lo facevo veramente!

C’è una gioia maggiore di fare ciò che vogliamo?

Dentro le stelle, i pianeti, le spiagge. Ero senza peso.

Non sentivo il suolo sotto di me per quanto cercassi di premervi sopra con i piedi. Non sentivo più nulla.

Rossi: Sembra un’esperienza spontanea di nirvana o samadhi, in cui gli yogi indiani dicono di sentire il “vuoto”. Pensi che sia così?

E.: Sì. L’esperienza estrema dell’annullamento di ogni stimolo connesso alla realtà.

R.: E’ proprio quello che gli yogi si addestrano a fare. Lo trovavi piacevole?

E.: Quando una cosa mi riesce, la trovo sempre piacevole.

Ecco, voglio pensare che Erickson avesse nei confronti di questo tipo di esperienza, lo stesso atteggiamento libero che riservò sempre all’utilizzo dell’ipnosi.

Nel buddhismo esistono due macro categorie che comprendono numerose Scuole:

– del Piccolo Veicolo, dove la possibilità dell’illuminazione è riservata solo ad alcuni che dedicano la loro vita esclusivamente a questo scopo;

– del Grande Veicolo, dove chiunque, percorrendo una propria strada, può raggiungere la Comprensione Interiore, corretta traduzione della parola sino giapponese satori, arrivata attraverso la parola inglese enlightment come “illuminazione”.

Credo che nel Grande Veicolo, qui metaforicamente inteso, possa essere inserita la pratica dell’ipnosi, a disposizione di chiunque creda che a guardarsi dentro si possa trovare qualcosa di interessante e che sappia affezionarsi a quella sensazione di vuoto che possa essere spazio di accoglienza del nuovo e dello sconosciuto.